Se io fossi…

Pubblicato da Redazione il
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Alunni a scuola

Molti pensano, a buona ragione, che la scuola odierna abbia perso la sua valenza di istituzione impegnata nella trasmissione del sapere. La scuola sta prendendo altri percorsi con obbiettivi differenti. Vediamo con una parodia cosa potrebbe essere accaduto.

Se io fossi un Ministro dell’Istruzione di un Governo sarei consapevole di una cosa molto importante: qualunque nemico che volesse impoverire la mia nazione lavorerebbe a piani per l‘indebolimento della cultura, perché uomini ignoranti sono più facili da soggiogare e rendere schiavi.

Starei molto accorto a quei programmi proposti da organi esterni al mio paese, programmi che risulterebbero corrosivi nel tessuto culturale fondamentale della tradizione. Globale non è sinonimo di estraneo a quello che appartiene al mio Paese, e quando il termine tende ad invalidare posizioni culturali che sostengono il buon andamento della Nazione, dovrebbe essere inteso come uno sforzo di indebolire la mia Nazione, non di renderla più eterogenea con il resto del globo.

Nella scuola il sapere viene trasmesso tramite comunicazione diretta arricchita con buona presenza e una certa dose di affinità verso gli studenti, per cui se fossi un professore o un maestro sarei molto attento a questa invasione di lavagne interattive nelle scuole. Oggi la tecnologia digitale può aiutare l’insegnamento mostrando allo studente un’idea visiva dell’oggetto di studio che, talvolta, con l’ausilio del solo testo scritto, può sembrare inizialmente confusa od oscura. Ma quando i programmi di studio vengono inculcati da una fonte unica governativa in forma digitalizzata, bypassando il ruolo dell’insegnante, il pericolo a cui viene sottoposto il mio operato (e anche il mio posto di lavoro a questo punto) è evidente. Come può un’immagine entrare nella corretta empatia degli studenti, conoscerne le loro potenzialità e i loro punti deboli per spronarli verso quel sapere che li renderà liberi? Preferisco una scampagnata con pullman per vedere il museo o una gita interattiva che atrofizza le giovani sinapsi dei miei studenti?

Se fossi un professore o un maestro starei molto attento all’abuso del digitale. Quando questo sostituisce la mia presenza, sospetterei di aver preso una strada potenzialmente pericolosa.

E cosa dire, se fossi un dirigente scolastico o un preside che viene sommerso da protocolli e novità nel mondo della scuola, scritte da persone che mai si sono sedute ad insegnare e che propongono soluzioni per i ragazzi che mai soluzioni sono state? Che dire, inoltre, di quelle direttive, tanto acclamate da quei genitori pigri e confusi dalla situazione più generale nella scuola, di proporre un sostegno psicologico invece di rimediare alle mancanze didattiche?

O quelle direttive di completare il programma scolastico a discapito della reale preparazione degli alunni, di promuoverli senza prepararli, e dei programmi elaborati ma che alterano la sequenza logica e scientifica dell’apprendere sabotando in modo più o meno evidente la trasmissione del sapere spiegata sopra?

Quanto sopra è stato esposto in un clima molto Orwelliano, scenari da 1984 e forse risulta un po’ pesante, ma rappresenta la preoccupazione per lo stato della scuola. In ogni caso, a tutto il personale didattico che lavora in questo pachiderma attaccato dall’esterno, vorrei far arrivare la mia riconoscenza per essere fino a questo momento riusciti ad andare avanti. La vostra buona volontà è di estremo valore.   

In questi giorni va evidenziato come gli ignoranti possano facilmente essere mandati alla guerra.

La parodia sopra copre una situazione molto più complessa e forse uno scenario horror.

Alcuni dati su cui riflettere

Dal sito PSB counsulting Scuola (29 luglio 21):

Rispetto al 2019 i risultati del 2021 di Italiano e Matematica sono più bassi, mentre quelli di Inglese (sia listening sia reading) sono stabili.

A livello nazionale gli studenti che non raggiungono risultati adeguati, ossia non in linea con quanto stabilito dalle Indicazioni nazionali sono:

  • Italiano: 39% (+5 punti percentuali rispetto sia al 2018 sia al 2019);
  • Matematica: 45% (+5 punti percentuali rispetto al 2018 e +6 punti percentuali rispetto al 2019);
  • Inglese-reading (A2): 24% (-2 punti percentuali rispetto al 2018 e +2 punti percentuali rispetto al 2019);
  • Inglese-listening (A2): 41% (-3 punti percentuali rispetto al 2018 e +1 punto percentuale rispetto al 2019).

In tutte le materie le perdite maggiori di apprendimento si registrano tra gli allievi che provengono da contesti socio-economico-culturali più sfavorevoli.

Sebbene possa apparire che questo scenario sia attuale e dovuto alla DAD, bisogna evidenziare che le percentuali sono sì peggiorate, ma viaggiavano su valori non certo di pregio. E chiedersi: come si è arrivati a questo punto?

Ecco come: I programmi scolastici stanno venendo complicati da “tecnici” che non hanno nessuna cultura della didattica, della trasmissione dati tra esseri umani. Questi programmi impongono agli studenti insegnamenti inappropriati e troppo difficili, con il risultato che gli insegnanti, spinti a “completare il programma”, abbandonano la cura degli studenti e il raggiungimento di una reale comprensione. Lo spostamento degli obbiettivi degli insegnanti è una chicca strategica abbastanza difficile da digerire.

Rileggendo l’articolo qualcuno potrebbe pensare che il corretto titolo potrebbe essere “attacco terroristico alla cultura”. Beh, ne avrebbe colto il senso.

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