Privacy: storia di un diritto dimenticato (o facilmente violato)

Pubblicato da Redazione il
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simbolo privacy (lucchetto)

Mentre la Corte Suprema degli Stati Uniti ha bocciato l’obbligo vaccinale [1], il ministro Speranza rivendica la scelta di obbligo sopra i 50 anni. Tale obbligo – tutto italiano – prevede multe salate per i non adempienti, e al fine di stanare e perseguire (perseguitare?!) i “delinquenti” no-vax saranno rese disponibili all’Agenzia delle Entrate le informazioni relative ai non inoculati acquisite tramite il sistema della Tessera sanitaria [2]. L’Agenzia della Entrate potrà così inviare ai no vax irriducibili l'avviso di addebito con valore di titolo esecutivo, salvo concedere la possibilità di trasmettere all'ASL competente l'eventuale certificazione per il differimento o l'esenzione dell'obbligo vaccinale.

È questo il modo escogitato per rispettare il “contraddittorio”, come richiesto dalla Corte Costituzionale e dal Regolamento UE (679/2016) sul trattamento dei dati personali, e mettere ancora una volta, impunemente, le mani in tasca a quella consistente fetta di contribuenti che non accetta l’opinabile diktat del governo. Il GDPR, ha ricordato Speranza per giustificare tale operazione draconiana, «all'art. 9 paragrafo 2 consente il trattamento dei dati relativi alla salute se questo è necessario per finalità di medicina preventiva o per motivi di interesse pubblico».

E qui veniamo all’oggetto di questo articolo.

Il soggetto della Privacy è stato trattato nel recente passato da leggi ed emendamenti, ma è diventato famoso per la promozione che alcuni consulenti del settore hanno utilizzato: “Se non sei a posto con la Privacy prendi grosse multe”. Come i mercanti del tempio di Gerusalemme, un diritto universale è diventato business perdendo il suo valore e forse diventando anche antipatico ai più.

Per prima cosa chiariamo cosa è la Privacy (traduzione di intimità, rispetto della) e in secondo luogo perché questa sia diventata un Diritto Universale.

Che cosa è la privacy? Qual è il punto di rottura in cui si vìola l’intimità di una persona?

Sebbene il soggetto sia stato reso molto complicato da un mercato di “consulenti” come anticipato, la sintesi della Privacy può essere facilmente raccolta in questo pensiero:

“Come si usano i dati personali di altri? Se ne farà un uso di aiuto alla persona e diretto al suo benessere o l’utilizzo ha come scopo un diverso tornaconto?”.

Rendiamo chiaro con degli esempi:

Il medico che raccoglie i nostri dati sulla salute (altamente confidenziali) lo fa per dirigere la propria arte nel trovare la miglior cura, la raccolta serve a migliorare la nostra salute. Questa non risulta una violazione della Privacy.

Il salumiere sotto casa che è al corrente della nostra debolezza per il grasso di colonnata e ce lo propone quando gli arriva, sta utilizzando un piccolo dato per un nostro interesse.

Ma cosa dire del venditore di case che venuto a sapere della nostra allergia per i pioppi, si presenta a casa nostra per proporci un appartamento “lontano da pioppi” senza che noi lo abbiamo richiesto?

E cosa dire delle pubblicità che ci vengono propinate in continuazione tramite l’utilizzo dell’informatica che con i suoi algoritmi ci “modella” le scelte di vita e perfino il modo di sentire e di pensare?

Non parliamo poi di un politico che ci inonda di mail “personali” seguendo le tendenze degli utenti scoperte da dati sensibili, piuttosto che fare un programma elettorale da voler presentare.

Dovrebbe quindi essere chiaro il punto di demarcazione: i miei dati vengono usati per danneggiarmi o sostenermi?

Per cui, l’uso dei dati sanitari per comminare delle sanzioni pecuniarie esecutive al fine di costringere il cittadino inadempiente – per libera scelta – a sottoporsi “volontariamente” all’inoculazione di un discusso (in ambito scientifico) siero genico di cui non si conoscono ancora gli effetti a medio e lungo termine, ma che in Europa ha già causato oltre 36.000 decessi [3], danneggia o sostiene?

Passiamo ora alla storia di questo diritto.

I diritti universali sanciti dall’ONU nel 1957 nascono dalla raccolta di violazioni generate dalla pazzia nazista durante l’ultimo conflitto. La raccolta di quegli orrori e crimini non solo venne utilizzata per il processo di Norimberga (di cui conosciamo solo la parte riguardante i gerarchi del nazismo, mentre vennero fatti processi anche ai dottori dei campi di concentramento e alle guardie), ma vennero usati per stabilire dei diritti che avrebbero dovuto evitare il ripetersi di quella che per il secolo scorso è ricordata come la vicenda più drammatica: l’annientamento di milioni di vite umane.

Ma come entra la Privacy in questa raccolta che include il diritto allo studio, alla proprietà, al libero spostamento, alla vita? Come mai la violazione di dati sensibili costituisce un danno a livello umano così elevato da essere inserita nei 32 diritti elaborati dalla Commissione ONU guidata da Eleanor Roosevelt?

Per trovare una risposta dobbiamo riferirci al libro “IBM and the holocaust: The Strategic Alliance Between Nazi Germany and America's Most Powerful Corporation [4] di Edwin Black in cui si racconta come un folle progetto di catalogazione, al tempo inimmaginabile, dei dati di tutte le razze e generi sgradite al Terzo Reich, vennero resi disponibili gettando le basi per l’attuazione del folle progetto di eugenetica. IBM sostenne questo progetto e attraverso un centro meccanografico molto potente permise alle efficientissime Schutzstaffel (SS) di catalogare ogni singola persona, le sue connessioni, la sua Chiesa, i suoi affari potendo programmare retate ed epurazioni.

Grazie a ciò i raid delle SS furono molto efficienti rendendo ogni persona sgradita facile oggetto di cattura.

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Enrata Auschwitz
Auschwitz

La storia viene studiata per prendere coscienza di successi e di fallimenti, e viene usata (o dovrebbe) per prevenire, legiferare e proteggere l’Uomo.

Oggigiorno la violazione della Privacy può sembrare cosa di poco conto. Per cui il fatto che i dati sensibili della nostra salute siano disponibili all’organo dell’Agenzia delle Entrate per multare tutti i resistenti alla campagna vaccinale è un passo terribile per la libertà più in generale. Far credere che la violazione sia necessaria alla salvaguardia di altro, è un percorso già verificatosi negli anni 30 nella Germania del secolo scorso.

Sicuramente la costruzione del grande sistema meccanografico realizzato nella Germania nazista con l’aiuto dell’allora presidente di IBM e delle filiali europee, venne presentata come una necessità per il benessere della popolazione, la quale, solo anni dopo tra le macerie di una guerra oramai persa, si rese conto di quanto falso fosse stato quel percorso e quanto illusoria la sua presentazione [5].

Sembra che la storia si ripeta. E sembra che la memoria non sia stata collegata ai fatti accaduti meno di cento anni fa.

Note

 [1] ⬆︎ Stati Uniti, schiaffo a Biden: la Corte Suprema boccia l'obbligo vaccinale, Il Giorno del 13 gennaio 2022.

 [2] ⬆︎ Speranza: "Predisporremo l'elenco degli ultra 50enni non vaccinati", RaiNews del 12 gennaio 2022.

 [3] ⬆︎ Si veda questa tabella aggiornata al 3 gennaio 2022. Qui il tutorial per accedere al sito della Banca Dati Europea delle segnalazioni di sospette reazioni avverse ai farmaci e verificare i dati in costante aggiornamento.

 [4] ⬆︎ Edwin Black, L' IBM e l'olocausto. I rapporti fra il Terzo Reich e una grande azienda americana, Rizzoli, 2001. IBM e l'Olocausto è il pluripremiato bestseller del New York Times – un milione di copie stampate – che descrive in dettaglio la co-pianificazione e la co-organizzazione consapevole di IBM dell'Olocausto per i nazisti, il tutto microgestito dal suo presidente Thomas J Watson di New York e Parigi. Questa edizione ampliata offre 37 pagine di precedenti documenti inediti, immagini, corrispondenza aziendale interna e altro materiale d'archivio per produrre un volume ancora più esplosivo. Pubblicato originariamente con elogi straordinari nel 2001, questo provocatorio e pluripremiato bestseller internazionale ha resistito alla prova del tempo mentre racconta la storia dell'alleanza strategica di IBM con la Germania nazista. IBM e l'Olocausto forniscono niente di meno che un'agghiacciante indagine sulla complicità aziendale. La monumentale ricerca di Edwin Black mostra come IBM e le sue filiali abbiano contribuito a creare tecnologie abilitanti per i nazisti, passo dopo passo, dai programmi di identificazione e catalogazione degli anni '30 alle selezioni degli anni ’40.

 [5] ⬆︎ Dal capitolo “Un grande computer”, in “Credi che un professionista ti costerà troppo?” di Paolo Romani e Donato Salvia, Delmiele Edizioni, 2021. Questo libro, tanto semplice quanto efficace, ci ha fornito lo spunto per questo articolo.