Come risolvere il precariato all'italiana

Pubblicato da Redazione il
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Un bel regalo di Natale, non c'è che dire. Il ministro della Funzione Pubblica annuncia il via libera all'assunzione a tempo indeterminato di 3.077 insegnanti di religione cattolica, che aggiunti ai 9.000 del 2004 diventano un esercito.

L'anomalia principale sta nel fatto che vengono equiparati economicamente e giuridicamente al personale di ruolo, ma senza averne seguito il percorso formativo: per diventare professori di matematica o di scienze, bisogna studiare e laurearsi, con tutti i sacrifici che questo comporta. Per essere insegnanti di religione è sufficiente essere ... preti. Ma non dovremmo essere tutti uguali di fronte alla legge?

Inoltre, negli articoli apparsi alla vigilia di Natale 2005 sui quotidiani, il ministro spiega che «... questa assunzione è un altro colpo inferto alla piaga del precariato nella scuola».

Ma siamo matti? Il precariato nella scuola non ne trae alcun beneficio, gli insegnanti senza cattedra fissa continueranno a trasferirsi da una città all'altra per poter insegnare; questi neo assunti non sono professori precari, sono estranei al personale docente fino a quando, come in questo caso, vengono assunti per fare quello che dovrebbero fare volontariamente, cioè divulgare il Verbo.

Per cui smettetela, politici e politicanti, di raccontarci che la luna è una forma di formaggio, ormai non vi crediamo più.

Se l'assunzione di queste persone vi serve per accaparrarvi voti, siate abbastanza ometti da dire la verità ai cittadini che vi mantengono nel lusso. O credete davvero che essere ministro o deputato significhi diventare padroni del popolo italiano?

Eppoi, non chiamateli "insegnanti di religione", perchè di buddisti o evangelisti non ce ne sono tra quelle fila: chiamateli per quello che sono, preti cattolici che avranno la fortuna di godere di uno stipendio pur non avendo fatto nulla, in confronto ai loro nuovi colleghi, per meritarselo.

Il Tarlo

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