Lettera aperta al Prof. Veronesi

Pubblicato da Redazione il
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Leggo che il Prof. Umberto Veronesi vorrebbe distribuire gratuitamente a chi ne fa richiesta l'eroina, rendendo in questo modo ogni cittadino contribuente uno spacciatore, però legalizzato. Quello che più mi preoccupa, è che non è una esternazione causata da una peperonata mal digerita, è una strategia che parte da lontano. Ma Lei, Professore, il Giuramento di Ippocrate se lo ricorda? E "Primum non nocere" dove l'ha messo?

È una storia vecchia, quella della legalità o meno delle droghe. Prima Fini con il pugno di ferro, ora Veronesi con il lassismo più distruttivo per le future generazioni. Quello che questi politici non hanno ancora capito, o che fingono di non capire, è che il problema della tossicodipendenza non sta nella liceità o meno dell'assunzione, ma in una efficace opera di prevenzione e in un valido metodo di riabilitazione. 
Certo che se lo Stato, dopo trent'anni che il problema droga è scoppiato anche in Italia, non ha ancora ufficializzato un metodo di riabilitazione, facciamo fatica a salvare dei giovani dalla droga.

Qualcuno dirà che le strutture pubbliche preposte, cioè gli attuali Sert, sono lì proprio per quello: bè, vi dò una notizia, al Sert dal 1975 ad oggi nelle terapie non è cambiato nulla. Trent'anni fa chi si rivolgeva a queste pubbliche strutture per un problema di droga riceveva metadone, psicofarmaci e dopo un paio di anni si sentiva etichettato come "irrecuperabile"; oggi chi si rivolge alle stesse istituzioni per un uguale problema riceve metadone, Subutex, psicofarmaci e dopo qualche tempo si vede etichettato come "tossicodipendente cronico". Come potete vedere la psichiatria fa passi da gigante.

In tutto questo non ci sarebbe nulla di male se fosse la strada giusta, ma rispondete a questa domanda: conoscete qualcuno che abbia smesso con l'eroina prendendo solo metadone?

No, vero? Anche perchè sono gli stessi operatori dei Sert a dire a denti stretti che le loro terapie servono alla "riduzione del danno", non alla riabilitazione. E allora chi è che aiuta i tossici a smettere? Come mille altre cose di italica memoria, il volontariato.

Le comunità, uniche strutture in grado di sostenere un valido percorso riabilitativo, sono sorrette dalla volontà di persone che hanno capito una cosa fondamentale: smettere con la droga significa una cosa sola, e cioè smettere con la droga. Le sostanze sostitutive, qualunque nome commerciale abbiano, non fanno altro che sommare dipendenze, sono uno spreco di soldi ed allontanano il soggetto dal momento in cui dovrà veramente smettere con qualunque droga.

Per cui, Prof. Veronesi, c'è già da trent'anni una droga legale micidiale come l'eroina, anzi peggio. Si chiama metadone, la psichiatria ne ha fatto una bandiera, le case farmaceutiche una fonte d'entrate inesauribile, i tossici un modo per non smettere mai.

Rendere gratuita la distribuzione di eroina ai tossici significa togliere loro le difficoltà legate alla ricerca della sostanza, significa condannarli a morte con una siringa nel braccio: e questo ha un nome, si chiama eutanasia. Non dimentichi mai, Veronesi, che la droga uccide.

Lei, Professore, ci racconta che la droga legale cancellerebbe il mercato nero. Non è vero, perché non tutti si denuncerebbero come tossici per motivi di famiglia o di lavoro, e continuerebbero ad alimentare la narcomafia. Eppoi, Lei mi insegna che è impossibile stabilire una dose quotidiana personale, perché proprio per la particolarità dell'eroina il soggetto che si buca tre grammi al giorno, se gliene offrono un quarto se lo fa, quindi dopo aver ottenuto la loro dose in farmacia sarebbero comunque alla ricerca di altro qualcosa, esattamente come fanno ora dopo aver preso il metadone. Le vene di un tossico sono un pozzo senza fondo.

E quali sono le droghe che vorrebbe legalizzare? Solo l'eroina o tutte le droghe? Ci sono alcuni problemi: esistono droghe che già alla prima somministrazione possono risultare letali fisicamente o cerebralmente, quali LSD, crack, Angel Dust, Ecstasy. Lei se la sentirebbe di rispondere ad un giovane che Le chiede un grammo di crack "No, guarda, ti dò l'eroina che fa meno male"? Anche in questo caso ci sarebbe un ritorno al mercato nero.

Infine, mi basta un paragone con una droga che è già legale: l'alcol. Se è vero che di eroina muoiono ogni anno un migliaio di italiani, di alcol ne muoiono circa sessantamila per patologie correlate. Non mi sembra il caso di rischiare.

Essendo nel mio carattere fare critiche che abbiano un fine costruttivo, mi permetto di darLe qualche consiglio.

Ponga il divieto di pubblicizzare gli alcolici in ogni modo e momento, specie se gli spazi sono legati al mondo sportivo (cosa c'entra la birra con il calcio? Boh!).

Chiuda i Sert, o li trasformi semplicemente in uffici per indirizzare gli utenti in comunità. Faranno meno danni.

Dia un valido incentivo a quei giovani ex-tossicodipendenti che vanno nelle scuole a raccontare dei pericoli legati all'uso delle droghe. La prevenzione è l'arma più efficace in questi casi.

Faccia un sondaggio nazionale chiedendo agli ex-tossici come hanno fatto a smettere, forse troverà un percorso che valga la pena finanziare. E non creda ai Suoi colleghi che Le diranno che un tossico è sempre a rischio anche dopo anni che ha smesso. Queste cose le dicono quelli che di droga nulla sanno ma si qualificano come "esperti".

Usi i denari sequestrati agli spacciatori per sostenere le comunità di recupero: ne hanno bisogno.

Inasprisca le condanne degli spacciatori internazionali: se un omicidio è condannabile con una trentina di anni di galera, questi ceffi di morti ne hanno sulla coscienza a migliaia.

Non permetta a nessuno di comunicare pubblicamente che lo spinello non fa male: se uno se lo vuole fumare, fatti suoi, ma pubblicizzarlo significa aumentare il numero dei giovani che lo proveranno. Se è vero che non è un passaggio automatico spinello-buco, è altrettanto vero che tutti gli eroinomani hanno iniziato con lo spinello.

Mi fermo, Prof Veronesi, e spero che ripensi al suo insano progetto.

Il Tarlo

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