Droga di Stato a scuola

Pubblicato da Redazione il
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Un questionario nelle scuole di sei città italiane spiana la strada all'uso di Prozac e Ritalin

Da: Il Manifesto

8 maggio 2003, di Tommaso Tintori

L'Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico «Eugenio Medea» di Lecco, in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità, ha promosso un'indagine epidemiologica, chiamata «Progetto Prisma», nelle scuole medie inferiori di sei città campione: Milano, Lecco, Rimini, Pisa, Roma e Cagliari. Il fine è quello di «individuare la tipologia di eventuali disturbi psicologici e mentali, e stabilire come questi influenzino il comportamento sociale e scolastico del soggetto». A giudicare dal contenuto delle domande contenute nel test, non sembra proprio una ricerca innocua e insignificante, ma una iniziativa che ricalca quanto già effettuato negli USA in questi anni e che ha come obiettivo quello di accertare l'ADHD, da noi noto come «Deficit di attenzione e iperattività». Il questionario, che coinvolge le Asl competenti per ogni città individuata per lo studio, sembra essere stato inviato ai genitori di circa cinquemila ragazzi compresi tra i 10 e i 14 anni. Sei risposte affermative su nove in questo test sono sufficienti per stabilire che un bambino particolarmente vivace è colpito da ADHD e quindi ha bisogno della somministrazione di psicofarmaci. La risposta commerciale sul piano farmacologico è già pronta, si chiama Prozac e Ritalin. Il test, sul modello di quello distribuito ad insegnanti e genitori negli Stati Uniti, contiene domande che lasciano a dir poco esterrefatti: si chiede ad esempio se il bambino compie errori di negligenza, se è stato visto agitarsi con le mani o i piedi o dimenarsi sulla sedia, se quando gli si parla non sembra ascoltare, se corre, si arrampica o parla eccessivamente, se risponde precipitosamente prima ancora che la domanda sia stata formulata interamente, se viene distratto facilmente da stimoli esterni e, dulcis in fundo, quale sia il suo livello di autostima, cioè se il bambino ritiene di sapere far tutto o niente, se incontra difficoltà a prestare attenzione.

Più risposte affermative tra quelle elencate possono, secondo i luminari della medicina, diagnosticare un disturbo di attenzione ed iperattività. Sì, coloro che un tempo venivano semplicemente chiamati «discoli» o «disobbedienti», adesso per la psichiatria e la pediatria organicista sono dei malati, il cui problema nasce da una disfunzione dei neurotrasmettitori. Malati di ADHD, una diagnosi la cui esistenza mai è stata scientificamente provata. Non esiste infatti alcun test idoneo ad individuare questa patologia e perfino l'APA, l'American Psychological Association, dichiara che «non vi sono test di laboratorio confermati come diagnostici» per il disturbo in questione. Inoltre, una statistica dimostra che tale affezione scompare quando gli scolari sono in vacanza e si riduce notevolmente se si presta loro attenzione.

Ma per i presunti malati c'è, sempre secondo i luminari della medicina, una soluzione. Si chiama Ritalin, appunto, e viene venduto come una «smart drug», una delle cosiddette «droghe intelligenti», «frizzanti», raccomandate nei periodi di stress da lavoro e da studio e vendute senza prescrizione medica in farmacia. Peccato che Ritalin e affini abbiano in realtà come componente base il metilfenidato, una sostanza simile alle anfetamine che stimola il sistema nervoso centrale. Peccato che coloro che tanto lo sponsorizzano non abbiano ancora compreso come uno stimolante possa avere effetti calmanti. L'aspetto più enigmatico, ma forse sarebbe più corretto definirlo «inquietante», dell'ADHD è che un'adeguata eziologia di questa sindrome è sconosciuta e non esiste un'analisi clinica in grado di diagnosticarla. Poiché l'eziologia è lo studio delle cause di un morbo, la formulazione diplomatica dice in parole povere che nessuno sa se quest'insieme di sintomi sia una malattia o no. Già nel 1998 una commissione di esperti ha trovato che il metodo corrente per diagnosticare l'ADHD si è rivelato elusivo. Cioè non conclusivo. Il nostro ministero della Sanità non solo ha approvato nell'ottobre 2000 la commercializzazione in Italia del farmaco in questione, ma lo ha inserito in fascia A e quindi rimborsabile.

In realtà il Ritalin è una droga classificata nella tabella II degli stupefacenti con anfetamine, oppiacei, barbiturici e perfino cocaina: causa assuefazione, dipendenza ed è a rischio di abuso, e può causare gravi danni fisici. Secondo il capogruppo toscano del Prc Giovanni Barbagli, che ha seguito con attenzione la vicenda, «a favore dei farmaci giocano anche le assicurazioni, propense a pagare i farmaci piuttosto che affidarsi a servizi di sostegno sociale e psicologico». Si risolve tutto con una pillola e soprattutto si fa il gioco di coloro che fanno affari con le multinazionali. «Meglio prescrivere psicofarmaci a buon mercato - afferma Barbagli - piuttosto che affidarsi a servizi di sostegno sociale e psicologico molto più costosi, come ad esempio trovare qualcuno che segua questi bimbi con più assiduità». In effetti il Ritalin costa meno del welfare e di un buon asilo nido. Secondo l'OISM (l'Osservatorio Italiano sulla Salute Mentale) tutto ciò risulta eticamente scorretto, e per questo invita tutti a non considerare la carenza di attenzione e iperattività una malattia mentale opponendosi alla somministrazione degli psicofarmaci ai bambini e cercando invece di individuare le cause del disagio nella vita familiare, scolastica e nei contesti sociali.

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