I diritti umani non sono né di destra né di sinistra

Pubblicato da Redazione il
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Salute Mentale: una riforma che non è solo un ritorno ai manicomi, ma un'ulteriore invasione della psichiatria nelle nostre vite.

Si cerca di far passare l'idea che la legge Basaglia sia il retaggio di una cultura di sinistra e il risultato di un momento storico e che abbia motivazioni ideologiche. Ma l'intero intervento della legge era puntato nella direzione di un percorso riabilitativo in cui al centro fosse la volontà del paziente e il suo percorso di integrazione nella società. Era una grande conquista per i diritti umani delle persone con problemi mentali. I diritti umani non sono né di destra né di sinistra.

La "riforma" della legge Basaglia proposta dal deputato  Paolo Guzzanti non dispone solamente un rafforzamento del TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), in aperta violazione dello spirito dell'articolo 32 della nostra costituzione, ma apre la strada al ricovero in TSO anche presso strutture private. Secondo il disegno di legge, infatti, il TSO "può essere prolungato in sede di comunità terapeutica o presso una casa di cura privata accreditata…". Gli abusi potenziali derivanti da questa disposizione sono evidenti visto che la salute della persona passerebbe inevitabilmente in secondo piano rispetto agli interessi economici delle case di cura.

Ma i pericoli insiti in questa proposta di legge non sono solo questi. È un'ulteriore tentativo di invasione della psichiatria (con a ruota le case farmaceutiche) nella vita di tutti noi.  

Cominciamo con l'articolo 1 dove si parla di "interventi psichiatrici per l'intero ciclo di vita dell'individuo". Il tentativo di alcuni psichiatri di medicalizzare a vita le persone diventa realtà. Molte vittime di abusi psichiatrici ci hanno parlato di un modus operandi, che è standard per moltissime strutture psichiatriche, che si riassume nelle parole "non ti mollano più". Ora questo principio viene ufficializzato in una proposta di legge.

L'articolo 3, flagrante sponsorizzazione dei servizi psichiatrici, prevede "la centralità operativa del DSM (dipartimento salute mentale)" e dichiara che "Il DSM può allargare il campo delle proprie competenze anche alla medicina psicosomatica ed ai trattamenti alternativi e complementari". Se vogliamo essere cinici, il DSM sarà riluttante a passare i propri "clienti" alla concorrenza. Secondo questa legge tutto passa per il DSM che ha la facoltà e non l'obbligo di trovare strade alternative. Desideriamo contestare con forza questa impostazione.  

E possiamo continuare con la possibilità affidata a un semplice medico di proporre un Accertamento Sanitario Obbligatorio fino al Trattamento Sanitario Obbligatorio prolungato di sei mesi rinnovabili. 

I racconti di centinaia di vittime della psichiatria ci confermano che i "trattamenti" obbligatori creano la malattia invece di curarla. E per definizione un "trattamento obbligatorio" non è altro che una tortura e una violazione dei più fondamentali diritti umani, non bendiamoci gli occhi per favore. Vogliamo veramente condannare queste persone a sei mesi o più di tortura?  

Mentre la psichiatria continua a chiedere più soldi e a fare promesse, si rischia di far passare in secondo piano il vero problema: quale risultato e beneficio sta dando  all'individuo?

Da un'intervista al Dott. Giorgio Antonucci collaboratore di Franco Basaglia e figura leggendaria dell'approccio non psichiatrico alla sofferenza psichica, citiamo: «A parte qualche singolo caso eccezionale, non viene attuato quello che intendeva Franco Basaglia, ma si continua un lavoro che evidentemente Basaglia non approverebbe: interventi autoritari, prendere le persone con la forza e portarle in cliniche psichiatriche, che sono la continuazione del manicomio. Il manicomio nasce dall'intervento autoritario: prendo una persona contro la sua volontà, poi la sottopongo ad una serie di interventi obbligati che sono l'essenza del manicomio... Essere contro il manicomio significa liberare le persone che sono state per anni rinchiuse, ridotte in solitudine e non ascoltate, ma vuol dire anche pensare di non continuare a trattare le persone come oggetti da riparare, e che non si debba intervenire con la forza. Si deve intervenire tenendo conto della volontà della persona. Anche perché siamo operatori della salute, non siamo controllori sociali. (www.agenziaradicale.com)

Così come, nel campo del lavoro, Giorgio Antonucci ha sempre valorizzato la ricerca e il lavoro di quei giovani e di quelle associazioni e cooperative sociali che si sono occupate del disagio in termini non autoritari, non omologati, non esclusivamente psicofarmacologici, bensì con caratteri innovativi e di attenzione alla dignità, alla qualità della vita e ai diritti di ciascuno.

Lanciamo un appello al legislatore e lo scongiuriamo di trovare una via migliore rispettosa dei diritti umani e di non avallare una legge che aprirebbe la strada a tantissimi abusi psichiatrici.

Tratto da www.ccdu.org

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