Caso Lipobay, indagati i vertici della Bayer

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Da: Corriere della Sera

Torino, 28 luglio 2002, di Mario Pisano

Rischiano fino a 12 anni di carcere quattro dirigenti della Bayer accusati di «disastro doloso aggravata» nell'inchiesta sulla diffusione del Lipobay, il farmaco anticolesterolo prodotto dalla multinazionale di Leverkusen, ritenuto responsabile della morte di almeno 52 pazienti in tutto il mondo. Il Lipobay è stato ritirato dal commercio per i suoi disastrosi effetti collaterali nell'agosto del 2001. L'ipotesi di reato, che era di disastro colposo all'avvio dell'inchiesta, si è «aggravata» dopo le ultime perquisizioni ordinate dal procuratore aggiunto di Torino, Raffaele Guariniello, nella filiale italiana della multinazionale, i cui dirigenti non sono però indagati. Le responsabilità, infatti, sarebbero riconducibili soltanto alla casa madre tedesca.

I documenti acquisiti hanno indotto il magistrato a formulare un'ipotesi di accusa più pesante perché dimostrerebbero che l'azienda non ha informato adeguatamente le autorità sanitarie sui rischi del Lipobay. I casi di effetti collaterali (malattie muscolari) e di decessi al vaglio della Procura torinese sarebbero più di 200. Le indagini hanno anche portato alla scoperta di una "lobby" di professori e giornalisti specializzati in argomenti sanitari che, nel '91, doveva promuovere il Lipobay sul mercato italiano. La multinazionale tedesca avrebbe «organizzato» una squadra di «fiancheggiatori» allo scopo di creare, attraverso ricerche scientifiche e articoli su giornali e riviste, un movimento d'opinione favorevole al farmaco.

Le prove sull'esistenza di questa lobby sarebbero emerse dal materiale prelevato dalla polizia giudiziaria a Milano: un carteggio in cui si parla di ordinare uno studio (facendo attenzione ai costi, in Italia considerati più alti che altrove) e di organizzare un simposio a Parigi fra luminari e dove ci si auspica di riuscire a interessare i contatti e i centri clinici «giusti» per avere «in prezioso supporto» nello «scardinare» lo scoglio più duro: la nota 13 del regolamento della Cuf (Commissione unica del farmaco), quella che consente di rendere un farmaco «prescrivibile» a carico dello Stato. Adesso gli inquirenti torinesi dovranno valutare anche il comportamento di professori e giornalisti che si sono occupati del Lipobay prima dello scandalo: «Non è detto che abbiano commesso reati - si sussurra a Palazzo di Giustizia -, ma potrebbero esservi violazioni deontologiche».

La tesi del procuratore aggiunto Raffaele Guariniello è che la Bayer conoscesse almeno dalla fine del 1999 i problemi legati all'uso del Lipobay (e in particolare al mix tra la Cerivastatina, sostanza contenuta nel farmaco, e il Gemfibrozil, principio attivo usato contro l'eccesso di colesterolo), ma che li abbia taciuti. L'indagine non riguarda più solo i presunti ritardi nella segnalazione degli effetti collaterali. Guariniello, infatti, contesta allo «Stato Maggiore» della Bayer di Leverkusen un comportamento «doloso» che ha provocato un danno alla «pubblica incolumità».

La Bayer ha respinto le accuse, ribadendo che la società farmaceutica ha sempre agito con il più alto senso di responsabilità e nell'interesse della salute e della sicurezza dei pazienti. Ma, dicono in procura, ancora il 15 marzo 2001, sul proprio sito Internet dedicato all'Italia, la Bayer magnificava le doti del Lipobay.

Nel fascicolo d'indagine si parla di omicidio e lesioni dolose. A Palazzo di Giustizia sono infatti confluiti i dati su oltre 200 casi di persone colpite da disturbi dopo una terapia anticolesterolo a base del medicinale Bayer. Li hanno trasmessi a Torino i magistrati delle Procure di ogni parte d'Italia.

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