Consenso informato? Non è "tecnico-scientifico"

Pubblicato da Redazione il
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Parlando di somministrazione di sostanze psicotrope e psicofarmaci, i genitori hanno il diritto di scegliere per i propri figli le cure più idonee e rifiutare quelle che ritengono inadeguate?

La stragrande maggioranza di noi vorrebbe poter scegliere il meglio per i propri figli, evitando loro esperienze traumatiche come l'assunzione forzata di psicofarmaci (leggi Ritalin et similia) decretata da un'auto-proclamata autorità insindacabile nell'ambito della salute mentale. Questo è l'intento delle leggi emanate dai governi regionali di Piemonte e Trentino, tese a dare ai genitori dei minori la decisione finale. Tuttavia, il governo italiano non la pensa così e, tramite il ministro degli Affari Regionali, Raffaele Fitto, ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale contro tali leggi.

La farmacologa Adriana Ceci, esponente dell'EMEA, l'Agenzia europea per i medicinali, prende le difese del pensiero (e del businness) psichiatrico-meccanicistico arrivando a sostenere che non ci sono ragioni tecnico-scientifiche per giustificare un controllo con obbligo di consenso informato da parte della famiglia. Seguendo questa logica, non ci sono ragioni tecnico-scientifiche nemmeno per l'esistenza delle famiglie, poiché i bambini possono benissimo essere allevati in strutture preposte sullo stile degli orfanotrofi. Non ci sono ragioni tecnico-scientifiche nemmeno per procreare tramite l'istituzione della famiglia, poiché oggi può essere fatto tutto in vitro o perfino tramite clonazione...

Mentre posso capire, pur non condividendola affatto, la posizione della Ceci, non capisco, invece, la posizione del governo italiano: per il nostro governo i bambini vanno protetti oppure vanno controllati come sostiene il business farmaco-psichiatrico?

Qui di seguito l'articolo pubblicato il 5 agosto 2008 dal Corriere della Sera su questo argomento.


STRETTA DI PIEMONTE E TRENTINO, IL GOVERNO SI OPPONE

Lite sugli psicofarmaci ai bambini

Obbligatorio il consenso scritto dei genitori. No di Fitto. Protestano la Binetti e 20 senatori

ROMA - Psicofarmaci ai bambini solo con il consenso informato scritto dei genitori. Così avrebbero voluto Piemonte e Trentino, che con proprie leggi intendevano esercitare «un controllo più stretto» sulla prescrizione ai minori di antidepressivi o sostanze per l'Adhd, il deficit dell'attenzione e dell'iperattività. Ma il governo ha stoppato la duplice iniziativa con un ricorso alla Corte Costituzionale.

CONFLITTO STATO-REGIONI - Il ministero degli Affari Regionali sostiene che non ci si può discostare dalla normativa nazionale sugli stupefacenti. Che in questo caso dunque il federalismo e l'autonomia delle istituzioni locali non possono avere libertà. La ferma risposta di Palazzo Chigi ha provocato la reazione di 21 senatori, autori di un'interrogazione parlamentare. «Le motivazioni non sono state sufficienti - si rende portavoce dei colleghi Paola Binetti, in qualità di esponente del Pd ma soprattutto di neuropsichiatra infantile -. Non sono entrati nel vivo della questione che è la tutela dei più piccoli, hanno preferito girarci intorno. L'obbligo del consenso informato costituisce uno dei capisaldi del principio di autodeterminazione è direttamente ispirato all'articolo 31 della nostra Costituzione ». I firmatari chiedono che il ministro Raffaele Fitto ritiri il ricorso, coordinato da Valerio Carrara, Pdl: «Secondo loro si verrebbe a creare una difformità tra la legge nazionale e le regionali. Il diritto dei genitori di scegliere le terapie più opportune per i propri figli ed essere completamente informati deve prevalere. Speriamo che altre regioni seguano l'esempio».

PROPOSTA DI LEGGE - Sull'abuso di psicofarmaci ha presentato una proposta di legge la senatrice Mariella Boccardo, Pdl. Se ne tornerà a parlare dopo l'estate. Polemiche che riaffiorano di tanto in tanto malgrado l'Italia non sia un Paese particolarmente disinvolto nella prescrizione di sostanze psicotrope ai bambini. Anzi, rileva la farmacologa Adriana Ceci, che fa parte del comitato sulla pediatria presso l'agenzia europea, l'Emea, siamo in modo netto al di sotto dei consumi di Olanda, Gran Bretagna e Francia: «Il sospetto è - continua - che dietro queste iniziative ci siano i soliti pregiudizi mossi dall'ideologia. Non ci sono ragioni tecnico- scientifiche per giustificare un controllo con obbligo di consenso informato». La farmacologa è del parere che se i genitori devono sottoscrivere la scelta del medico «allora bisognerebbe prevedere la stessa procedura per tutti i farmaci che hanno conseguenze sulla crescita dei bambini. Pensiamo a quelli per diabete, per i tumori».

Margherita de Bac

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