Associazioni, varie ed eventuali

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La libertà di associazione (art. 18) così come la libertà di esprimere la propria opinione tramite la parola, lo scritto, eccetera (art. 21) sono sancite dalla Costituzione Italiana e, con articoli diversi, dalle Costituzioni democratiche occidentali.

Ci sono associazioni (si veda l'articolo di Massimo Fini qui di seguito) che trovano il tempo di fare un esposto per impedire ai bambini di giocare con gli yo-yo, i "pericolosi" giocattoli che potrebbero improvvisamente animarsi e attorcigliarsi attorno al collo di bimbi indifesi e provocarne la morte per soffocamento. In questo mondo dove si da' il Ritalin ai bambini "vivaci" per calmarli ed uniformarli allo standard scientifico-moralistico vigente, lo yo-yo diventa un qualcosa di pericoloso, da denunciare all'autorità giudiziaria. Qualcuno dovrebbe informare questi signori che la vita è in sé un'attività "pericolosa", specialmente quando circolano personaggi che non vogliono far giocare i bambini con gli yo-yo.

E a proposito di Ritalin, ci sono anche associazioni, vedi l'A.I.F.A. Associazione Italiana Famiglie ADHD (il cui presidente è il dott. Raffaele D'Errico, colui che ha portato l'ADHD in Vaticano) che si indignano perché nella puntata di "Un medico in famiglia" andata in onda il 6 aprile 2003 su RAI Uno, nonno Libero - personaggio chiave della fiction - si è schierato contro il Ritalin e gli psicofarmaci somministrati con leggerezza ai bambini. Nella lettera di protesta che l'A.I.F.A. ha inviato alla RAI e a varie autorità, fra cui l'On. Prof. Antonio Guidi presso il Ministero della Salute, il Direttore della CUF Dott. Nello Martini e il tribunale dei Diritti del Malato, si legge:

«La puntata di "Un medico in famiglia" andata in onda il 6 aprile ha purtroppo presentato in modo totalmente errato e fuorviante il delicatissimo tema del Disturbo da deficit d'attenzione/iperattività, generando in molti genitori che ci hanno contattato a seguito della trasmissione idee completamente erronee dal punto di vista scientifico e paure immotivate.

L'ADHD, sigla esplicitamente citata dal "medico" nel corso della puntata, non è, come si è voluto far intendere dalla trasmissione, la semplice vivacità o la distrazione peraltro tipica nei bambini, ma un vero e proprio disturbo di natura neurobiologica che impedisce a chi ne è affetto di selezionare gli stimoli ambientali, di pianificare le proprie azioni e controllare i propri impulsi.

Il Disturbo da deficit d'attenzione/iperattività, tanto comune quanto poco conosciuto tra gli stessi medici, neuropsichiatri e psicologi in Italia, è il disturbo neuropsichiatrico dell'età evolutiva più studiato nel mondo, la causa maggiore di disturbi della condotta e un importante fattore predittivo di insuccesso nella vita, con un'elevata prevalenza nell'età scolare che secondo numerosi studi epidemiologici non risulterebbe inferiore al 3%.»

Per par condicio su detti studi epidemiologici e su come vengono condotti rimandiamo il lettore all'articolo Droga di Stato a scuola. Inoltre si precisa che l'A.I.F.A. stessa definisce l'ADHD «... una malattia che non si vede, non si tocca, non si evince da una radiografia...», pertanto non comprendiamo come si possa predire il futuro insuccesso nella vita di un bambino: sono andati a scuola dal maestro Do Nascimiento e dalla Wanna nazionale?

Mentre i Padri Fondatori della Costituzione Italiana vollero darci la possibilità di associarci liberamente e di esprimerci altrettanto liberamente senza il pericolo di venire "manganellati" dalle camicie nere (ma potrebbero essere rosse, verdi oppure, di questi tempi, dai camici bianchi), la stupidità e l'arroganza umana ha portato all'uso indiscriminato di questi diritti per "manganellare" in qualche altro modo gli avversari, quelli che la pensano in maniera diversa, o per imporre agli altri il proprio pensiero "scientifico-moralizzatore".

Succede quindi che uno sparuto gruppo di persone possa far accettare dal Parlamento Italiano ed imporre per legge l'uso di psicofarmaci nelle scuole italiane, scavalcando concetti e diritti secolari come la patria potestà: ora la patria potestà sui bambini ce l'hanno loro, i dottori delle neuroscienze. Oppure succede che un altrettanto sparuto gruppo di persone che hanno subito la perdita di un proprio congiunto a causa di qualche scriteriato alla guida di un veicolo, possano unirsi in associazioni e, motivati e guidati dal dolore e dal rancore, possano intrapprendere quelle azioni di "lobbing" necessarie per far passare leggi e regolamenti che "puniscano" chiunque guidi un veicolo, reo di guidarlo e di essere vivo.

Le attività di questi gruppuscoli assumono peraltro un valore enorme agli occhi degli amministratori e legislatori fatti oggetto delle attenzioni di dette associazioni, in quanto normalmente non esiste una controparte a contrastare la loro spinta "moralizzatrice". Infatti i genitori dei bambini in età scolare sono per lo più ignari delle attività dell'A.I.F.A.; occupati a lavorare per mantenere la propria famiglia, non ci pensano proprio a riunirsi in associazioni per difendersi da altre associazioni tipo A.I.F.A. che mirano ad entrare nello loro case e nella vita dei loro figli a dettar legge ed imporre pillole. Né gli automobilisti in genere sono consapevoli dell'esistenza delle "Associazioni Famigliari Vittime della Strada" o cose simili, e non ci pensano proprio a creare una "Associazione degli Automobilisti Perseguitati dai Famigliari Vittime della Strada". La faccenda, per quanto ridicola, funziona proprio così.

Si arriva quindi al paradosso di una minuscola minoranza che, protetta dal diritto di associazione, detta legge e controlla una enorme maggioranza ignara. È evidente, a nostro avviso, che c'è qualcosa di sbagliato in tutto questo.


Da: Il Giorno

Lasciamo che i bimbi si sbuccino le ginocchia

3 maggio 2003, di Massimo Fini

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, Antonio Corte, ha respinto la richiesta del Pm Giulio Benedetti, di ritirare dal mercato gli yo-yo ad acqua altrimenti detti «water-ball». Il Benedetti, che immaginiamo abbia cose più importanti cui pensare, aveva dovuto attivarsi dopo un esposto del Codacons che aveva segnalato la pericolosità del giocattolo perché in Francia due bambini avevano rischiato di strangolarsi con l'elastico, inoltre il «water-ball» si rompe facilmente e fuoriesce una sostanza liquida che acqua non è e potrebbe essere tossica.

Appartengo a una generazione di bambini che erano tali alla fine degli anni Quaranta e nei primi Cinquanta. Uscivamo alle due del pomeriggio per andare a fare i monelli in strada, per scazzottarci come si conviene, e tornavamo alle otto di sera senza che i nostri genitori se ne preoccupassero. In quanto ai giocatolli, ce li costruivamo da noi, con ogni sorta di materiali, magari anche residui bellici, e che certo non sarebbero stati in regola con le norme Ue sulla sicurezza.

Eppure siamo qui, ancora vivi, e nella mia memoria non trovo incidenti gravi e irreversibili capitati ai miei compagni, solo sbucciature, ammaccature, occhi pesti e, naturalmente, qualche braccio e gamba rotti che per un bambino di allora erano una sorta di iniziazione e di medaglia al merito.

Quel che voglio dire è che la società attuale è eccessivamente preoccupata, anzi ossessionata, dai pericoli potenziali. Siamo sovrastati dalla terrorizzante formula che si esprime nelle parole «a rischio». In medicina si è trovato che esistono anche i bambini «a rischio» se sono figli di genitori che, pur non avendo sviluppato alcuna malattia, sono considerati a loro volta, per qualche ragione, «a rischio». Siamo dominati dalle categorie dell'assicurazione e della riassicurazione, abbiamo l'aspirazione prometeica e paranoica di controllare tutto, il Caso e il Destino, come se il Caso e il Destino, come insegna la cronaca di ogni giorno, non trovassero sempre il modo, ad onta di ogni precauzione, di insinuarsi nelle nostre vite.

Quanto ai bambini credo che dovrebbero essere lasciati un po' più liberi di vivere la spensieratezza della loro età, correndo anche, vivaddio, qualche rischio. Piuttosto si potrebbe tornare a fabbricare i giocattoli con gli antichi materiali di sempre, invece di riempire anche gli yo-yo con un'acqua che acqua non è.